© Roberto Breschi
Sommario. La
Calmucchia, oggi a nord del Daghestan sul Caspio fino alle bocche del
Volga, conobbe una breve
indipendenza in unione coi cosacchi di Astrahan nel 1917. I calmucchi
sono i discendenti di quei mongoli che avevano fondato un vasto regno
a spese dei kazaki tra il Don e il lago d’Aral. Nel sistema sovietico
la Calmucchia fu provincia autonoma dal 1920 al 1935 quando
diventò
una repubblica autonoma. Durante la seconda guerra mondiale, a causa
di sospetti di collaborazionismo, la repubblica fu cancellata e gli
abitanti
deportati. Solo nel 1958 fu ricostituita. Sulle bandiere calmucche
trovano spazio elementi legati al buddismo. Quello calmucco è
infatti un popolo buddista, il più occidentale e l’unico in
Europa.
Hal'mg Uls, 1917
Bandiera non fissata da
una legge, in uso dall'agosto al settembre 1917, durante la breve
indipendenza dei calmucchi federati
con i cosacchi di Astrahan. Il giallo era il colore dei calmucchi,
popolo
di origine mongola, e avrebbe caratterizzato anche le future bandiere
della loro nazione.
Repubblica Autonoma Socialista Sovietica dei Calmucchi,
Hal'mg ASSR, Kalmizkaija ASSR,
1938-1943
Bandiera definita dalla
costituzione approvata il 5 agosto 1938. Portava regolarmente il nome
in parte abbreviato, in russo e in lingua locale, sotto la sigla della
repubblica federativa sia in caratteri cirillici sia latini.
Durò fino al 1943 allorché la repubblica autonoma fu
abolita per sospetto collaborazionismo.
Repubblica Autonoma Socialista Sovietica dei Calmucchi,
Hal'mg ASSR, Kalmikija ASSR,
1958-1992
Il 29 luglio 1958 la
RASS dei Calmucchi fu ricostituita e il 29 ottobre successivo riebbe la
propria bandiera che corrispondeva, secondo la normativa generale, a
quella della federazione russa con l'aggiunta del nome parzialmente
abbreviato della repubblica in russo e in calmucco. Non variò,
se non nelle dimensioni delle scritte, fino al 20 febbraio 1992, quando
fu abolita.
Repubblica dei Calmucchi, Hal'mg Tangč, Respublika Kalmikija,
1992-1993
Bandiera nazionale
adottata il 30 ottobre 1992 e sostituita il 30 luglio 1993. Proporzioni
1/2. Il giallo è il
colore nazionale. L'emblema centrale è un simbolo buddista le
cui
forme ondulate rappresentano la vibrazione sonora (om) che sta
all'origine della creazione.
Repubblica dei Calmucchi, Hal'mg Tangč, Respublika Kalmikija,
dal 1993
Bandiera nazionale
adottata il 30 luglio 1993. Proporzioni 1/2. Al centro, entro un disco
azzurro, la figura stilizzata di un fiore di loto con nove petali,
elemento essenziale dell'iconografia buddista. La Calmucchia è
infatti l'unica nazione buddista d'Europa.
AUTONOMIE (Indice)
Bibliografia
Flag
Bull., XI:2, 1972 - Embl.
et Pavillons, 35, 1993 e 42, 1994 - Le Cabinet des Drapeaux, 1994 -
Riv. Marittima, Suppl., 4, 1994 - Archivio CISV, scheda 35/94 - V.A.
Sokolov, Vexillologiceskij
Spravochnik po Flagam Rossiiskoi Imperii i SSSR, 2002
© Roberto Breschi
Sommario. Il
Daghestan, sul Caspio fu spesso al centro dei movimenti in lotta per
l'indipendenza del Caucaso. Parte del suo territorio si era dichiarato
imamato indipendente nel 1918 e
fece anche parte della federazione della Ciscaucasia. Repubblica
autonoma
costituita nel 1921, riunisce molte minoranze etniche principalmente
delle famiglie caucasica e turco-altaica.
Imamato del Daghestan, Emirato del Caucaso Settentrionale,
Severo-Kavkazskii Emirat, 1918
Bandiera dell'imamato
proclamato agli inizi del 1918 dai nazionalisti in una zona limitata
attorno a Gunib. Nel maggio dello stesso anno, minacciato
dall'offensiva bolscevica, lo stato confluì nella repubblica dei
Montanari. Alla fine dell'anno il paese fu occupato dai turchi e
l'imamato fu restaurato sotto forma di repubblica e la bandiera
modificata. Sul drappo verde con mezzaluna, per l'islam, c'erano tre
stelle dalla peculiare forma a quattro punte, che simboleggiavano i tre
gruppi etnici (caucasico, turco e iranico).
Repubblica Islamica del Daghestan, 1918-1920
Bandiera della
repubblica islamica proclamata indipendente alla fine del 1918 da un
consiglio di notabili sostenuti dall'esercito turco. Passata sotto
protezione britannica e quindi al "bianco" Denikin (il quale,
alienatosi le simpatie della popolazione, causò una rivolta), fu
alla fine occupata dai bolscevichi nella primavera del 1920. La
bandiera differiva dalla precedente per la forma e la posizione delle
stelle e
ne aveva la stessa simbologia.
Repubblica Autonoma Socialista Sovietica del Daghestan,
Daghenstanskaija ASSR, 1921-1937
1921-1927
1927-1937
La costituzione del 5
dicembre 1921 definiva per la RASS del Daghestan una bandiera
mercantile, navale e da guerra, rossa con le iniziali o il nome del
paese nel cantone. Le proporzioni non erano indicate. Nella nuova
costituzione del 5 aprile 1927 la bandiera era denominata "di stato".
Aveva nel cantone la falce e martello senza stella ed erano precisate
le proporzioni (1/2). In uso fino al 1937.
Repubblica Autonoma Socialista Sovietica del Daghestan,
Daghenstanskaija ASSR, 1937-1954
1937-1954
1954-1991
La bandiera prevista
dalla costituzione del 12 giugno 1937 doveva portare la sigla della
federazione russa e il nome della repubblica in ben 10 lingue (russo,
àvaro, cumucco, darghino, lezgo, turco, nogai, laksi, tazki,
tabassarano) tutte in caratteri cirillici. Forse per la
complessità o per evitare ripetizioni, dato che il nome era
uguale o molto simile in alcune delle 10 lingue, si preferì
usare la semplice sigla della repubblica (DASSR) in caratteri
cirillici. Lo stesso accadde nel 1954 in concomitanza con l'adozione
della nuova bandiera federale con la striscia azzurra all'asta, ferma
restando la prescrizione delle lingue, scese a nove, ma poi risalite a
11 (nel 1978) per l'aggiunta dell'azero. Nel 1991 la bandiera cadde in
disuso e fino al 1994, quando fu adottata quella nuova, circolarono
alcune bandiere poi rivelatesi false.
Repubblica del Daghestan, Respublika Daghestan,
dal 1994
1994-2003
dal
2003
Bandiera adottata il 26
febbraio 1994. Proporzioni 1/2, cambiate in 2/3 il 19 novembre 2003.
Probabile simbologia: il verde sta per l'islam; l'azzurro e il rosso
rappresenterebbero i due maggiori gruppi etno-linguistici, i cumucchi,
di lingua turca, e i lesghi, di lingua caucasica.
LESGHIA
AUTONOMIE (Indice)
Bibliografia
Flag
Bull., XI:1, 1972 - Vexilologie,
92, 1994 - Le Cabinet des Drapeaux, 1994 e 2, 1998 - V.A.
Sokolov, Vexillologiceskij
Spravochnik po Flagam Rossiiskoi Imperii i SSSR, 2002
© Roberto Breschi
Sommario. I
Lesghi, popolo caucasico autoctono di religione islamica sunnita,
abitano la regione montagnosa del Daghestan meridionale con propaggini
nell’Azerbaigian.
Lezgičy, Lezghin, da c. 1997
Bandiera di
nazionalità entrata in uso verso il 1997. Il verde e l’azzurro
stanno per la terra e il cielo. L’aquila rappresenta la guida della
nazione lesga e, in lingua locale, è in relazione al nome antico
della popolazione (leki). Le informazioni riguardo a questa
bandiera non sono del tutto attendibili e il suo reale impiego non
è stato mai confermato.
Una bandiera abbastanza diffusa è rossa con una
striscia verde fimbriata di bianco alla base. Il rosso è un
colore molto popolare tra i lesghi: rappresenta il sole, la
vitalità e tutte le qualità positive. Il verde
è simbolo di giovinezza, di rinascita e della fede islamica.
Sulla striscia verde è talora presente la parola
Alpan,
in
caratteri di un antico alfabeto locale, che significa "Albania"; il
territorio dei lesghi, infatti, corrisponde in gran parte a quello
dell'antico stato dell'Albania Caucasica esistito come regno
indipendente tra l'VIII e il II
secolo a.C., sottomesso dai romani e infine vassallo dell'impero
sassanide dal III al VII secolo d.C.
Bandiera introdotta ufficialmente nel 2012, caratterizzata da un
simbolo giallo appartenente al principe Aswagen che regnò
sull'Albania Caucasica nella prima metà del V secolo d.C. e
introdusse l'alfabeto lesgo. Con tale simbolo si vuole quindi
rivendicare
l'eredità storica dei lesghi.
Nuova bandiera adottata nel 2013, corrispondente alla precedente, ma
con il nuovo emblema nazionale adottato contestualmente. Appare ancora
il simbolo di
Aswagen, iscritto nella figura dell'aquila ad ali spiegate. In
basso i monti del Caucaso e l'antica fortezza di Derbent, patrimonio
dell'UNESCO.
DAGHESTAN AUTONOMIE (Indice)
Bibliografia
Electr.
Bull. of Cataluna, 8, 1998 (per la b. controversa) - Internet
(Vexillographia)