© Roberto Breschi
Commento. Nel
maggio del 1963 i capi di 32 stati africani sorti dalle rovine del
colonialismo, si riunirono ad Addis Abeba per fondare l’Organizzazione
dell’Unità Africana (OUA) che si proponeva l’unità
politica dell’Africa al di là dei confini artificiosamente
tracciati dagli europei. Essa rappresentò il superamento di
un’altra precedente istituzione che aveva gli stessi scopi ma era
circoscritta agli stati francofoni e sembrò realizzare il sogno
degli inizi del XX secolo di un’unica patria per gli africani. Non solo
l’unità non si è realizzata, ma il continente appare
senza rimedio cristallizzato sui vecchi confini coloniali che separano
senza riguardo popoli identici o affini. Semmai, la tendenza è
a dividersi piuttosto che ad unirsi: nella recente storia africana le
aggregazioni sono rare; e, se si eccettua la Tanzania (peraltro sui
generis), sono tutte fallite o mantengono legami assai labili tra
gli stati membri.
Afro-americani, African-Americans, United Negro Improvement
Association, 1917- ?
Bandiera del solidarismo
nero, creata nel 1917 da Garvey. Marcus Aurelius Garvey (1887-1940), un
afroamericano della Giamaica, aveva fondato nel 1914 un movimento
rivoluzionario che prevedeva la costruzione di una patria africana
destinata ad accogliere il ritorno dei negri d’America. Il progetto non
andò in porto, ma il messaggio fu raccolto da alcuni stati
divenuti indipendenti (Kenia, Malawi, il Biafra secessionista, Ghana)
che posero i colori di Garvey sulle loro bandiere. I quattro colori –
rosso, verde, giallo e nero – derivati dalla combinazione di questa
bandiera con quella dell’Etiopia, costituiscono i colori panafricani. (W.
Crampton, The Complete Guide to Flags, 1990)
Unione Africana e Malgascia, Union Africaine et Malgache, UAM,
1962-c. 1970
Al momento della
costituzione, nel settembre 1961, l’unione comprendeva gli stati
francofoni dell’Africa, che avevano appena raggiunto l’indipendenza,
Alto Volta, Camerun, Repubblica Centrafricana, Ciad, Congo-Brazzaville,
Costa d’Avorio, Dahomey, Gabon, Madagascar, Mauritania, Niger e
Senegal. Il Ruanda si aggiunse poco dopo. Con la nascita
dell’Organizzazione dell’Unità Africana nel 1963, l’UAM perse
gradualmente d’importanza.
La bandiera fu adottata nell’aprile del 1962; scarsamente diffusa, fu
a poco a poco dimenticata e nel 1970 era scomparsa. Il campo verde
alludeva
alla speranza nel futuro dei giovani stati africani. Le dodici stelle
poste in circolo intorno alla mappa delineata del continente,
simboleggiavano i dodici stati fondatori. (E.M.C. Barraclough, Flags
of the World,
1978)
Organizzazione dell'Unità Africana,
Organization of African Unity,
Organisation de l’Unité Africaine, OUA, 1970-2002
Unione Africana, Union Africaine, African Union, UA, AU,
2002-2010
L’Organizzazione
dell’Unità Africana (OUA) fu costituita il 25 maggio 1963 e
comprendeva gli stati africani di
recente indipendenza. La bandiera fu adottata sette anni più
tardi, il 1° gennaio 1970. Le strisce verdi ricordano le foreste
e le praterie dell’Africa subsahariana delimitate dal deserto,
rappresentato
dalle sottili strisce giallo oro. Il bianco simboleggia la pace e
l’unità.
Al centro, la mappa del continente. Il 9 luglio 2002 l’OUA fu
ufficialmente
sostituita da una nuova istituzione, l’Unione Africana, ispirata
all’Unione
Europea, con sede a Addis Abeba, che ne mantenne la bandiera fino al
2010. Ne fanno
parte tutti gli stati africani ad eccezione del Marocco, uscito nel
1984
per protesta contro l’ammissione del Sahara occidentale. (Flag
Bull.,
208, 2002)
Unione Africana, Union Africaine, African Union, UA, AU,
dal 2010
La nuova bandiera
dell'Unione Africana,
scelta tramite un concorso indetto nel 2007,
è stata alzata il 31 gennaio 2010, durante la quattordicesima
sessione dei capi di stato ad Addis Abeba. La mappa del continente si
staglia sul sole radiante i cui molteplici raggi puntano verso
altrettante stelle che simboleggiano gli stati membri dell'Unione. Il
verde, è il colore dominante e rappresenta le speranze
dell'Africa. (Cortesia P. Paddeu)
Comunità dell'Africa
Orientale, East African Community, EAC, 1967-1977
L'unione territoriale
tra Kenya, Uganda e Tanzania, come riportato anche in altra parte di questo sito,
parve realizzarsi con i migliori propositi il 6 giugno 1967, con la
costituzione della Comunità dell'Africa Orientale,
sulla carta più completa e impegnativa di altri consimili
precedenti
organismi. Purtroppo dissidi interni portarono allo scioglimento nel
1977. Nel periodo della sua esistenza(1967-1977) la comunità,
alzò
una bandiera propria insieme alle rispettive bandiere nazionali.
Proporzioni
2/3 con la fascia centrale multicolore è pari a 1/4 del drappo
(con
le strisce nera, gialla e rossa doppie delle altre). I colori erano
quelli
presenti (tranne l'azzurro) sulle bandiere dei tre stati, che erano
anche
simboleggiati dalle tre stelle rosse nel cantone. (Opere a carattere
generale)
Comunità dell'Africa Orientale, Ushirikiano Wa
Afrika Mashariki, dal 1997
Il 1° maggio 1997 i
presidenti di Kenya, Uganda e Tanzania cercarono di far rivivere la
Comunità su nuove basi. Fu scelta una nuova bandiera che ancora
una volta combinava i colori di quelle nazionali. Il drappo azzurro
chiaro è attraversato da una striscia multicolore con al centro
un emblema con la mappa della comunità, il nome in lingua
swahili Ushirikiano Wa Afrika Mashariki e la
sigla inglese EAC. (Internet)
Comunità Sudafricana per lo Sviluppo,
South African Development Community, SADC, dal 1995
La Comunità
Sudafricana per lo Sviluppo, fu costituita nel 1980 (come Conferenza
per lo Sviluppo) da nove stati dell’Africa subtropicale (Angola,
Botswana, Lesotho, Malawi, Mozambico, Swaziland,
Tanzania, Zambia e Zimbabwe) ai quali si aggiunsero successivamente
Congo,
Maurizio, Namibia, Seicelle e Sudafrica. Nel 1992 assunse la struttura
e
il nome attuali. La sede dell’organizzazione è a Gaborone nel
Botswana.
La bandiera, apparsa il 28 agosto 1995 durante il vertice di
Johannesburg,
è un drappo blu con la sigla della comunità in lettere
d’oro
intrecciate entro un disco verde. (Internet)
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