Presentazione




Domenico Bruschi (1840-1910), "Allegoria della Provincia di Macerata" (1883)




Bandiera della provincia di Modena, 1865
dal ms. Cappugi, 46 (p. 98), BNC Firenze
(indicata solo con il nome sul tricolore del Regno)




Stemmi della Terra di Bari e della Basilicata
dall'Atlas Bleau, 1665




Targa automobilistica
anni '50, sec. XX




Cartolina della serie "Le cento città"  (n.1),
inizio XX sec.


Perché un sito sugli emblemi araldici delle province

È storicamente provato che, se è difficile e complicato creare nuove province, eliminarle rasenta l’impossibile. È pur vero che nel 1927 fu cancellata la provincia di Caserta, ma quello fu un «atto d’imperio» per crearne una nuova allo scopo di dar lustro a Littoria, città di fondazione inaugurata nel 1932. Caduto il fascismo, la provincia di Caserta fu ripristinata, ma la provincia di Littoria, ridenominata Latina, rimase. Anche la provincia di Aosta è stata abolita, ma solo in teoria, in realtà è stata promossa a regione. È anche vero che tra il 2000 e il 2014 in Sardegna sono state create e poi abolite ben quattro province, ma si tratta di un caso anomalo; la legge regionale che le aveva istituite era in contrasto con il governo nazionale e i nuovi enti erano poco graditi agli stessi sardi che le hanno rifiutate con un referendum. Con tutto ciò il bilancio finale si è chiuso con una provincia inedita, quella del Sud della Sardegna. Oltretutto, a quanto sembra (2020), molti sardi stanno cambiando idea e chiedono il ripristino di alcune delle provincia abolite (ad es. Olbia, i cui uffici provinciali sono ancora aperti) .
Si giunge così alla legge Delrio, compromissoria conclusione del logorante dibattito politico sulla necessità di abolire le province o ridurne il numero: nessuna abolizione, né riduzione, solo depotenziamento delle competenze amministrative (tradotto: taglio di finanziamenti) e trasformazione di alcuni enti in "città metropolitane" con speciali prerogative. La Sicilia poi ha autonomamente “abolito” nel 2014 tutte le sue province semplicemente cambiando il loro nome in "liberi consorzi comunali".  Qualcosa di simile ha fatto il Friuli-Venezia Giulia, ma, se possibile, in modo più tortuoso e contraddittorio.

Il depotenziamento delle province ha prodotto, come effetto collaterale, una sorta di caduta di interesse istituzionale riguardo agli emblemi araldici di tali enti. In effetti, dal 2010 non si registra alcun DPR di concessione o riconoscimento di nuovi o rinnovati stemmi, gonfaloni e bandiere relativi alle province. Ma, nonostante tutto, il concetto di Provincia resta ancora radicato nella testa degli italiani: nel linguaggio corrente Sesto San Giovanni è ancora "in provincia di Milano", non "nella città metropolitana di Milano” e Marsala si trova sempre "in provincia di Trapani" e non "nel libero consorzio comunale di Trapani”.

Era dunque il momento opportuno per ripercorrere la storia delle province e per fare il punto sulla situazione attuale, praticamente cristallizzata e a rischio di progressivo oblio. Questo sito è da intendersi prevalentemente vrssillologico, per cui, senza trascurare gli aspetti di araldica pubblica, una maggiore attenzione è riservata alle bandiere.

Organizzazione del sito

Le province sono ordinate per regione. Dall'indice generale si accede agli indici regionali e da qui, alle singole province. Tuttavia, è anche possibile, grazie a un indice alfabetico visuale, l'accesso diretto sia alle regioni sia alle singole province. In alcuni casi, gli indici regionali hanno anche collegamenti verso pagine supplementari con argomenti di particolare rilievo.

Per ciascuna provincia sono riportati
- il nome ufficiale
- un breve profilo storico
- il capoluogo e altre città o comuni importanti della provincia

Sono elencate tutte le città o comuni con più di 15mila abitanti, non escludendo anche alcuni altri comuni minori. Per molti è attivo il collegamento ipertestuale al disegno della relativa bandiera civica. Occorre precisare che, essendo pochi i comuni che hanno una bandiera con decreto di concessione, sono possibili varianti (presenza o meno dello stemma, di scritte e altri ornamenti, disposizione delle strisce in orizzontale o in verticale, in specie nei bicolori, ecc.). In ogni caso tutte le bandiere riportate sono documentate, quasi tutte dedotte anche da fotografie.
- la sigla identificativa dal 1905 a oggi
- i disegni delle bandiere attuali e storiche
, con dati e breve commento
- breve descrizione del gonfalone (per il momento senza il disegno)
- il disegno dello stemma attuale e di quelli storici, con relative blasonature, commenti e dati.
(Gli stemmi del periodo 1933-43 col “capo del littorio” sono riuniti in tavole a parte a cui si può accedere direttamente).

Le altre pagine con accesso dall'indice generale sono:
- cronistoria, profilo storico dell’ente provincia suddiviso in tre capitoli (Antefatti - Regno - Repubblica)
- mappa delle province: otto carte geografiche che illustrano l’evoluzione cronologica della ripartizione amministrativa dall'Unità d'Italia al 2016
- bibliografia, con particolare attenzione agli articoli pubblicati sulle riviste del CISV
- collegamenti esterni e sintesi degli aggiornamenti

Nota tecnica

Le immagini delle bandiere e degli stemmi (a bassa risoluzione) sono elaborate da disegni originali dell'autore del sito (© R. Breschi). Le bandiere sono rappresentate nelle reali proporzioni. Con l'ovvia esclusione di scopi commerciali e speculativi, l’utilizzazione delle immagini è libera, dietro richiesta di autorizzazione e con citazione della fonte. Le figure di contorno sono tratte dall'archivio dell'autore o scaricate da internet. Pur ritenendo che su di esse non insistano diritti di riproduzione senza fini di lucro, in alcuni casi è stata richiesta l'autorizzazione. Tuttavia, se malauguratamente fosse ravvisato qualche caso di utilizzazione non corretta, è sufficiente segnalarlo (e-mail) e le immagini saranno tolte.
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Mario Prayer (1887-1959) - "Allegoria della provincia di Brindisi"  (part.), 1949
Brindisi, Sala di Rappresentanza della Provincia