© Roberto Breschi
Sommario. La
Siria fu presa dagli arabi ai bizantini nel 636; dopo una breve
riconquista cristiana (tra l’XI e il XIII secolo) subì le
invasioni mongole e di Tamerlano e alla fine, nel 1516, fu conquistata
dagli ottomani. Nella seconda metà del XIX secolo cominciarono a
farsi sentire le istanze nazionalistiche. Crollato l’Impero turco,
Feisal, figlio del re dell’Hegiaz, nel 1918 occupò Damasco e,
nel 1920, proclamò il regno hascemita che comprendeva anche
Libano e Palestina. Nello stesso 1920 i francesi inflissero una
sconfitta decisiva a Feisal che fu costretto alla fuga. La
Società delle Nazioni concesse alla Francia un mandato
fiduciario su Libano e Siria e tra il 1922 e il 1924, attraverso
modifiche e ripensamenti, i francesi dettero alla Siria una struttura
federale di stati autonomi: Aleppo, Damasco, Alauiti, Gebel Druso. Nel
1930 la Siria diventò una repubblica, ma la Francia avrebbe
accettato la fine del mandato solo nel 1936. Il dopoguerra vide il
paese, ottenuta la piena indipendenza, alle prese con colpi di stato e
dittature personali. Finalmente, nel 1954 si instaurò un regime
parlamentare democratico. Nel 1958 Siria ed Egitto costituirono la
Repubblica Araba Unita (RAU), che si sciolse dopo solo tre anni. Nel
1971 salì al
potere Assad: vi sarebbe restato fino alla morte, avvenuta nel 2000.
Regno di Siria, Al-Mamlaka as-Suriya, 1920
Bandiera nazionale
adottata l'8 marzo 1920 con la proclamazione del regno di Feisal e
abolita il 25 luglio successivo in seguito alla sconfitta da parte dei
francesi. Proporzioni 1/2. Era la bandiera
hascemita con i colori panarabi scelta da Hussein, il padre di
Feisal, con in più la stella,
che alludeva al fatto che la Siria era il primo regno hascemita
derivato
da quello dell'Hegiaz.
Syrie, 1920
Prima bandiera di stato
apparsa dopo la sconfitta di Feisal da parte dei francesi
(Khan-Meissaloun, 24 luglio 1920)
e la sua fuga in Iraq. Abolita dopo pochi giorni, ai primi di agosto.
Federazione della Siria, Fédération
de Syrie, 1922-1930
Repubblica di Siria, République de Syrie, Al-Jamhuriya
as-Suriya, 1930-1932
Bandiera di stato e
mercantile della federazione formata dagli stati autonomi di Aleppo e
Damasco (a loro volta federati nel 1924), dal territorio degli Alauiti
e dallo stato del Gebel Druso aggiuntosi nel 1924. In vigore dal 28
giugno 1922. Allo scioglimento della federazione (14 maggio 1930) fu
confermata dallo stato repubblicano fino al 1° gennaio 1932. In
questo caso il tricolore, che rappresentava il mandato francese, aveva
grande rilievo occupando l'intero primo quarto del drappo.
Stato Autonomo di Siria, As-Suriya, 1924-1930
Bandiera di stato
adottata alla fine del 1924
dallo "Stato autonomo di Siria", frutto della fusione tra gli stati di
Damasco
e Aleppo e che comprendeva più di tre quarti del territorio
dell'intera federazione. Non durò oltre il 14 maggio 1930,
allorché la federazione si trasformò in repubblica.
Repubblica di Siria, Al-Jamhuriya as-Suriya,
République de Syrie, 1932-1958 e 1961-1963
Bandiera nazionale,
mercantile e, dal 1946, della marina militare. Alzata ad Aleppo il
1° gennaio 1932 restò immutata, nonostante le vicende legate
alla fine del mandato francese
e alla seconda guerra mondiale, fino al 31 gennaio 1958, vigilia della
formazione con l'Egitto della Repubblica Araba Unita. Ripresa il 30
settembre
1961 in seguito al dissolvimento dell'unione e sostituita in via
definitiva
l'8 marzo 1963. Proporzioni 1/2. I colori erano quelli panarabi
già
presenti sulla bandiera di Feisal del 1920. Le tre stelle rosse (che
per
i primi mesi, fino al giugno 1932, erano inclinate) rappresentavano i
distretti
(vilayet) di Damasco, Aleppo e Deir-ez-Zor.
Repubblica Araba di Siria, Al-Jamhuriya al-'Arabiya as-Suriya,
1963-1971
Bandiera nazionale,
mercantile e della marina
militare adottata l'8 marzo 1963 in seguito al colpo di stato dei
filoegiziani
del partito Ba'th e sostituita il 31 dicembre 1971. Proporzioni 1/2. Le
tre
stelle verdi simboleggiavano l'aspirazione a costituire una nuova
unione
araba tra Siria, Egitto e Iraq.
Repubblica Araba di Siria, Al-Jamhuriya al-'Arabiya as-Suriya,
1972-1980
Bandiera nazionale,
mercantile e della marina militare
adottata il 1° gennaio 1972 in concomitanza con Egitto e Libia che con la Siria
formavano l'Unione delle Repubbliche Arabe. Abolita il 30 marzo 1980 a
causa della rottura con l'Egitto di Sadat che aveva concluso trattati
di pace con Israele. In Egitto sopravvisse fino al 1984, mentre in
Libia era già stata cambiata nel 1977. Il falco d'oro, emblema
dei Quraisciti, sostituì le stelle verdi, eliminando così
uno dei colori panarabi. Il cartiglio artigliato dal falco portava la
scritta Ittihad al-Jamhuriat al-Arabiya, Unione delle
Repubbliche Arabe. La bandiera si identificava con quella dell'Unione
(le bandiere dell'Egitto e della Libia ne differivano solamente per una
piccola scritta col nome del paese sotto il cartiglio).
Repubblica Araba di Siria, Al-Jamhuriya al-'Arabiya as-Suriya,
1958-1961 e dal 1980
Bandiera nazionale e
mercantile (dal 1980 anche della marina militare) adottata il 1°
febbraio 1958, giorno della nascita della Repubblica Araba Unita (RAU)
tra Siria ed Egitto. Sostituita
il 30 settembre 1961, fu ripresa il 30 maggio 1980 ed è tuttora
in uso. La bandiera derivava da quella precedentemente in vigore per
trasposizione del verde col rosso ed eliminazione di una stella. Le
proporzioni passarono gradualmente da 1/2 a 2/3. Nel periodo della RAU
le due stelle alludevano alla Siria e all'Egitto. Oggi ovviamente tale
simbolismo non è più valido; non se
ne conosce tuttavia uno nuovo.
Repubblica Araba di Siria, Al-Jamhuriya al-'Arabiya as-Suriya,
1958-1961
Bandiere da guerra, in
vigore nel periodo della
Repubblica Araba Unita (1958-61). Erano derivate dalla bandiera di
stato:
per l'uso terrestre, c'erano due sciabole in decusse nel cantone,
mentre
l'insegna della marina militare portava due àncore nella stessa
posizione.
Proporzioni 2/3. La Siria ebbe bandiere da guerra distinte da quella di
stato
solo in quel periodo.
ALEPPO DAMASCO
GEBEL DRUSO LATAKIA HATAY
Bibliografia
Flag
Bull., I:2, 1961/62; III:3, 1964; XX:3, 1981 - Vexillinfo, 12, 1981 -
Franciae Vexilla, 19/65, 2000 - Archivio CISV, scheda 72
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